2017/07/03

Capitolo 3. Decollo: 16 luglio 1969

Mercoledì 16 luglio 1969, 4:15 FL (10:15 IT): sveglia


Deke Slayton, direttore delle operazioni degli equipaggi di volo della NASA, sveglia Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin, i tre uomini che ha scelto mesi prima per la missione che tenterà di scendere sul suolo lunare.

Armstrong, 38 anni, è il comandante della missione Apollo 11: un uomo tranquillo, che misura attentamente le parole, un ingegnere ancor prima di essere un pilota collaudatore, stimato dai colleghi anche per il sangue freddo dimostrato nel 1966 durante la missione Gemini 8, quando la capsula che lo ospitava insieme a David Scott aveva iniziato a ruotare su se stessa all’impazzata a causa di un motore di manovra inceppato, rischiando di uccidere gli astronauti. Sarà lui, un civile, a compiere il primo passo sulla Luna.

(da proseguire)

2017/07/02

Capitolo 2. La punta della freccia

Il portello si chiude ed è subito silenzio.

Certo, c’è il rumore del tuo respiro, che rimbomba dentro il casco ermetico e trasparente. C’è il ronzio della ventola che fa circolare aria fresca nel casco. Ci sono i fruscii prodotti dallo sfregamento reciproco degli innumerevoli strati della tua tuta ignifuga e pressurizzata, che t’infagotta nella stretta cabina della capsula Apollo. C’è il crepitio della radio nelle tue orecchie, con le spartane conversazioni fra i tuoi due compagni e il centro di lancio a una dozzina di chilometri dalla rampa, qui a Cape Kennedy. C’è lo scricchiolio metallico di cento metri di razzo Saturn V sotto di te, che gemono e si contraggono ed espandono nel continuo contrasto fra il freddo inconcepibile dell’ossigeno e dell’idrogeno liquidi che ne riempiono gli immensi serbatoi e il caldo umido che già attanaglia la Florida in questo limpido mattino di luglio del 1969.

Ma il silenzio che senti non è un’assenza acustica di rumore. È un silenzio interiore. È quel particolare silenzio teso che avvolge e ovatta i pensieri e li isola dalle distrazioni nei momenti che precedono un gesto irrevocabile: l’istante prima di lanciarsi con il paracadute, prima di farsi catapultare da una portaerei con i motori del tuo caccia al massimo lungo una pista impossibilmente corta, prima di lasciar andare una freccia incoccata. Solo che oggi la freccia sei tu. Anzi, sei la sua punta, letteralmente e metaforicamente.

Insieme agli altri due astronauti, sei in cima a un dardo da tremila tonnellate e sei sdraiato sulla schiena, rivolto verso il cielo che tra poco – se tutto va bene – trapasserai, spinto da cinque dei motori più potenti mai costruiti dall’uomo. Ma sei anche la punta visibile di una piramide costituita dalle fatiche e dai sacrifici di quattrocentomila costruttori, tecnici e ingegneri, sparsi in tutti gli Stati Uniti e anche all’estero, spinti da un unico, ossessivo, incredibile obiettivo: andare sulla Luna.

Dietro di te ci sono quelli che ti hanno preceduto e ti hanno spianato una strada che molti ritenevano impossibile. Ci sono anche coloro che hanno dato la propria vita per metterti in cima a quel razzo gigante.

Ci sono i tuoi colleghi di Apollo 1, Gus Grissom, Ed White e Roger Chaffee, periti in una terribile manciata di secondi nel rogo della loro capsula Apollo durante un’esercitazione di routine. È successo soltanto due anni e mezzo fa. Ci sono Clifton Williams, Theodore Freeman, Ed Givens, Charlie Bassett, Elliott See, Robert Lawrence e tanti altri astronauti, morti anche loro in incidenti prima di volare nello spazio. E ci sono anche tanti operai e tecnici morti sul lavoro nella costruzione dell’immenso complesso spaziale di Cape Kennedy.

Ti hanno preparato le tappe in tanti con le loro missioni spaziali: i voli delle capsule Mercury e Gemini, per imparare le complesse manovre orbitali necessarie per incontrarsi nello spazio; Apollo 7, il primo volo di un veicolo Apollo con equipaggio dopo una serie di lanci di prova senza astronauti a bordo; Apollo 8, la prima circumnavigazione della Luna; Apollo 9, il primo collaudo del veicolo per scendere sulla Luna; Apollo 10, la prova generale dell’allunaggio, che si è fermato a quattordici chilometri dalla superficie della Luna per collaudare tutto tranne l’atterraggio lunare vero e proprio. Tutto è successo nel giro di pochi, frenetici, incredibili anni, sempre con l’angoscia che i rivali sovietici, campioni indiscussi delle prime fasi dell’esplorazione spaziale, arrivassero per primi anche sulla Luna, umiliando di nuovo l’America.

Niente di tutto questo sarebbe successo senza il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, che ha avuto il coraggio – per alcuni l’incoscienza – di impegnare le menti migliori della propria nazione a mettere un uomo sulla Luna entro la fine del decennio quando l’intera esperienza di volo spaziale dell’America ammontava a quindici minuti. Così facendo, ha galvanizzato l’intera nazione e ha finanziato, ispirato e formato un esercito di tecnici, le cui innovazioni in tutti i settori hanno permesso un balzo tecnologico senza precedenti che darà frutti per decenni.

Ma Kennedy non è qui a vedere il risultato trionfale della sua sfida: è stato assassinato sei anni fa a Dallas. Al suo posto c’è Richard Nixon, che vede il progetto Apollo soprattutto come un lascito oneroso che glorifica il suo predecessore. Ha per le mani un crescente disagio sociale e una guerra in Vietnam che sta andando male e sta costando cifre enormi in denaro e in vite umane: non è più tempo di sognare lo spazio sconfinato del cosmo.

Ma oggi questo non importa. Oggi è il grande giorno: vedrai se gli anni di studio e di addestramento incessante che hai sopportato, come i tuoi compagni, daranno i frutti sperati. Oggi si parte per la Luna: non per girarci intorno, non per sfiorarla, ma per mettervi concretamente piede, per iniziare ad esplorarla e per coronare un sogno antico di millenni condiviso da tutta l’umanità.

Gli addetti abbandonano la rampa di lancio con un ultimo saluto muto attraverso i piccoli finestrini della capsula. Il propellente viene rabboccato nel Saturn V fra bianche, gelide volute di condensazione. La corda dell’arco si sta tendendo. Ma i preparativi per il lancio di questa freccia in realtà sono cominciati qualche ora prima.

2017/07/01

Capitolo 1. Svolgimento di una missione lunare Apollo

Per chi non avesse già familiarità con i concetti generali delle missioni Apollo può essere utile una descrizione sommaria dei veicoli e delle fasi salienti di una missione lunare tipica.

(da proseguire)

2017/06/30

E per finire...

Sì, siamo davvero andati sulla Luna. Chi avesse dubbi può toglierseli presso Complottilunari.info

Ringraziamenti

Ringrazio Lisa Attivissimo ed Elena Albertini per il lavoro di trascrizione, Stephen Slater, Eric Jones, Chris Riley, il gruppo ProjectApollo e TopenOken.

Audio, dialoghi e sincronizzazione

L'audio di Moonscape è stereofonico, con la seguente distribuzione spaziale:

– canale sinistro: audio captato dal registratore di bordo del modulo lunare o del modulo di comando e non necessariamente trasmesso via radio verso Terra;

– centro: audio delle trasmissioni da e verso Houston (Air to Ground), con l'aggiunta del commento del PAO (Public Affairs Officer);

– canale destro: audio interno del Controllo Missione (Flight Loop).

I sottotitoli sono posizionati sullo schermo in modo da rispecchiare questa distribuzione.

In questo libro l’origine dei dialoghi è identificata usando le seguenti abbreviazioni:

  • nome dell’astronauta: trasmissioni degli astronauti verso Houston;
  • nome dell’astronauta seguito da “OB”: audio captato dal registratore di bordo;
  • nome del CAPCOM seguito da “CAPCOM”: trasmissioni di Houston verso gli astronauti;
  • nome del PAO seguito da “PAO”: annunci pubblici del Public Affairs Officer;
  • nome del controllore seguito da “FL”: audio interno del Controllo Missione.

Alcuni esempi:

Armstrong: Queste sono le parole di una trasmissione da Apollo 11 verso Houston.

McCandless (CAPCOM): Questa è una risposta da Houston verso Apollo 11.

Aldrin (OBD): Questo invece è un dialogo captato dal registratore di bordo.

Kranz (FL): Queste sono parole trasmesse sul canale audio interno del Controllo Missione.

La distanza Terra-Luna e la velocità della luce comportano un ritardo significativo (circa 1,3 secondi) fra la trasmissione radio di un messaggio e la sua ricezione. Di conseguenza, la sincronizzazione dell'audio è soggettiva: varia a seconda del punto in cui si trova chi ascolta le trasmissioni, diversamente da quanto accade sulla Terra, dove le comunicazioni radio sono sostanzialmente istantanee e quindi la sincronizzazione è identica per tutti i partecipanti. L'audio di Moonscape rispecchia la sincronizzazione così come sarebbe stata percepita da un ascoltatore situato presso il Controllo Missione a Houston.

Criteri di sottotitolazione

I sottotitoli di Moonscape non seguono le convenzioni di brevità e durata della sottotitolazione cinematografica tradizionale perché hanno uno scopo differente rispetto ai normali sottotitoli.

Mentre i sottotitoli tradizionali sono spesso dei riassunti parziali dei dialoghi originali, pensati per non ingombrare troppo lo schermo e consentire una lettura veloce lasciando tempo per osservare le immagini, i sottotitoli di Moonscape sono una trascrizione fedele e integrale delle parole dei protagonisti. Il loro scopo è consentire di interpretare l'audio spesso fortemente disturbato delle comunicazioni radio.

Questo significa che a volte i sottotitoli sono molto lunghi e/o compaiono sullo schermo per pochissimo tempo. Ma Moonscape è pensato per essere fruito con frequenti pause, per esempio per approfondire gli avvenimenti attraverso le note presenti in questo libro.

Criteri di restauro e produzione

A differenza di molti altri documentari analoghi, Moonscape mostra esclusivamente le immagini e i suoni originali della missione Apollo 11, e di nessun'altra missione, restaurati dalle fonti migliori disponibili. Gli unici interventi effettuati sulle immagini sono la correzione del colore per ripristinare la qualità originale, l'eliminazione di macchie e graffi, l'eventuale modifica dell'inquadratura (cropping) e la stabilizzazione delle riprese mosse.

Ogni immagine e ogni sequenza video o filmata viene presentata in ordine rigorosamente cronologico e nell'istante nel quale fu ripresa. In alcuni casi il momento esatto non è noto ed è stato quindi stimato sulla base dei migliori riscontri disponibili.

I titoli di testa e di coda sono anch'essi composti da riprese originali della missione, ma in questi titoli, per esigenze narrative, alcune riprese sono state accelerate e non sono in ordine strettamente cronologico.

Fonti

Questo libro e il documentario Moonscape si basano in gran parte sull’Apollo Flight Journal, sull'Apollo 11 Lunar Surface Journal curato da Eric M. Jones, la cui trascrizione riveduta delle comunicazioni radio viene citata estesamente con il permesso del curatore, e sui libri The First Men on the Moon di David M. Harland e Apollo - The Definitive Sourcebook di Richard W. Orloff e David M. Harland.

La cartografia dei punti di ripresa delle singole fotografie è tratta dalla Preliminary Map of EVA Photographs and Television Pictures di R. M. Batson e K. B. Larson (edizione restaurata) e dalla Photogrammetric Analysis Of Apollo 11 Imagery di Vladislav Pustynski ed Eric. M. Jones.

I file audio usati come riferimento provengono dalla NASA Audio Collection, dal già citato Lunar Surface Journal, dall'Apollo 11 Onboard Audio Database e dal JSC History Office (per quest’ultima fonte sono in debito con Mike Swithwick). Per l'audio di bordo è stato fatto riferimento anche al documento Apollo 11 Onboard Voice Transcription-Command Module.

I riferimenti cronologici della missione e le loro corrispondenze con l'ora italiana si basano sulla Apollo 11 Image Library, sulla Apollo 11 Timeline, sui giornali italiani dell’epoca e su conversioni effettuate personalmente.

Permesso d’autore

Il testo originale di questo libro è © 2019 by Paolo Attivissimo. Alcuni diritti sono riservati. Some rights reserved.

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